Buzz marketing e pay-per-post

C’è chi dice che le coincidenze non esistono. Io non so se crederci.

La scorsa settimana una delle azienda con cui collaboro mi ha chiesto quache consiglio per capire come usare la rete per diffondere un messaggio e quali sono i passi sono necessari per entrare nella comunità dei blogger.

Io inizio a ragionarci ed a pensarci un po’ sù e poi dico: “potremmo provare con un po’ di buzz marketing…”
“BAZ chè ?”
“Sì, dai creiamo un po’ di rumore, facciamo in modo che qualcuno ne parli. Troviamo un cosina da regalare, magari facciamo anche qualche post sponsorizzato”

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Dopo qualche giorno in rete si sviluppa un’interessante discussione che pone stimolanti riflessioni.

Adesso faccio un piccolo flashback e passo a Smau 2007 dove, durante un convegno dal titolo “I social Media in Italia, nuovi modelli di business per le aziendeâ€?, avevo chiesto a Pietro Scott Jovane se il pay-per-post potesse diminuire l’autorevolezza e facesse perdere l’efficacia del passaparola.

Il Beggi aveva riassunto la risposta con il postulato del Rinoceronte Scorrevole: “La vera misura dell’autorevolezza è la quantità di stronzate che posso scrivere impunemente, prima che si sappia che sono un cretino�.

Tornando alla discussione mi permetto di dire che, come utente, ritengo che il buzz marketing e/o il pay-per-post funzioni.
Ovviamente deve – o dovrebbe – essere fatto in modo intelligente e trasparente ma sono convinto che le recensioni a “pagamento” non minino l’autorevolezza di nessuno (a patto di fare le cose con moderazione).

Leggo con piacere i post dove vengono “raccontati” cellulari, software ed oggetti tecnologici in generale ed il fatto che questi oggetti siano stati comprati, regalati o che il post sia stato sponsorizzato a me non cambia nulla.
Il motivo è che in ogni caso verrà passato sotto il filtro del mio senso critico.

Faccio un esempio: dopo aver letto questo, questo e questo ho deciso che quel telefonino non era adatto a me, ma in ogni caso adesso conosco questo prodotto e se qualcuno dovesse chiedermi saprei elencare pregi e difetti.

E poi seguendo il ragionamento che porta a dare per scontato che “nel momento in cui un amico si fa pagare per consigliarmi qualcosa, la sua affidabilità cala” allora non dovremmo più leggere nessuna rivista e forse smettere di leggere anche i giornali dato che i giornalisti per scriverci sono pagati.
Discuteremo dal significato da attribuire alla parola “amico” nella prossima puntata.

2 commenti

  1. Ripeto qui quello che ho già detto altrove.
    Proprio non riesco a vedere dove sta il problema.
    Mi viene proposto di fare un post retribuito, io accetto e contratto un prezzo. Poi, dopo aver dichiarato che si tratta di un post sponsorizzato, scrivo quello che voglio relativamente al prodotto.
    Naturalmente eviterò insulti e denigrazione del prodotto ma mi sentirò libero di fare le mie considerazioni anche negative (se è il caso). E questo aumenterà la mia autorevolezza in rete.
    Se invece il committente vuole decidere lui cosa scrivere nel post… bhe probabilmente lo farei ugualmente ma a quel punto si tratterebbe di un comunicato pubblicitario.
    (e a mio modo di vedere stiamo parlando di due cose diverse)

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